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Francesco Pancetta

…mmmh panceeettaa…No, sta volta Homer non c’entra. Questo post riguarda la mostra del pittore Francis Bacon a Palazzo Reale a Milano; un pittore di rottura. Anzi, uno degli ultimi pittori espressionisti di rottura. Nasce a Dublino nel 1909, si spegne a Madrid nel ’92. Ambiguo e discusso, figlio della guerra e di un militare rigido, autoritario, cui inevitabilmente s’oppone. Il padre non è proprio il suo modello. Piuttosto è legato alla nonna materna, forse è merito suo se sviluppa un simpatico piacere per i vestiti femminili. E diventa gay. E viene cacciato di casa dal padre dopo averlo sgamato mentre indossava i vestiti della nonna. Lascerà tutto in eredità al compagno gay. Vive tra Londra, Berlino, Parigi, Madrid quindi esclusivamente in centri di rilievo. Solito percorso difficile, poi esplode nel secondo dopoguerra.

Lo definirei l’uomo del tormento, ma non ho mai studiato da vicino l’opera di Bacon, che opera a partire dagli anni ’20, iniziando anche con stracci e mobili. Sì, stracci. E vendevano eh! Sarà che nei programmi delle scuole superiori i docenti di arte (anche se per quanto ne so i docenti di tutte le materie compiono questa scelta enormemente stronza) si avvicinano con una certa refrattarietà all’arte del secondo dopguerra, salvo quell’arte chiamarsi pop art.
Beh Francis Bacon non è pop, cominciamo da questo, è sicuramente più vicino all’espressionismo. E se proprio proprio – ma no! – ci fosse un legame col popismo, dovremmo pensare all’idea all’origine della serie “Crash and Disasters” di Warhol, l’irrompere della cronaca più brutale.
Ma Bacon l’ho colto molto più esistenzialista, essenzialista, anche se avrà pur recuperato il tutto da qualche parte: quella di Francis Bacon si presenta come una pittura anzitutto vivida, di contrasto, scissioni, scontri, perchè raffigura i contrasti, la carnalità, la disperazione cioè l’uomo essenziale secondo lui, una pittura gridata. Che talvolta schernisce il potere e sa essere anche molto seriosa eh. Ed è sempre deformata, vituperata, antinaturalistica: volti graffiati, arti allungati.

Egli in primis ovviamente è mica tanto a posto. Non ordinario. Forse tormentato, forse confusionario (ma bisognerebbe aver letto i soliti diari dell’artista, se ci sono).
Voglio che la mia vita sia il più libera possibile, voglio solo il migliore tipo di atmosfera in cui lavorare“. Ad esempio dipinge esclusivamente nel suo studio, un ambiente disordinatissimo perchè insomma gli ambienti ordinati non gli piacciono troppo. Lui è confusionario, dicevo.

Bacon in una frase: “Cosa credevate che dipingessi? Rose nel secolo degli orrori?”