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La via dell’Ibuprofene

“Tendinitis”. Così mi dice un ragazzo spagnolo mentre mi sto massaggiando la caviglia destra seduto su un muretto dall’alto del monte O’Cebreiro. “Fuck-off” dico io, “che cacchio posso fare? Sono solo cinque giorni che cammino!”
Le cose possibili da fare quando ti viene la tendinite sono due. O ti fermi tre giorni…o ti impasticchi di antidolorifici, stringi i denti e vai avanti! Ed è quello che ho fatto io. Brufene da 400mg on the rocks…tre al giorno + una medicina per proteggere lo stomaco + Voltaren gel; ecco questo è stato per parecchi giorni il mio cocktail preferito.

 

L’ibuprofene è un medicinale molto simile all’aspirina nelle sue proprietà antinfiammatorie ed è stato usato con successo per trattare i sintomi sia delle osteoartritiche delle artriti reumatoidi. I più frequenti effetti collaterali sono problemi gastrointestinali, nausea, vomito ed eruzioni cutanee.

 

Così scrive il Dr. J. Theodosakis nel suo volume Arthritis Cure. Lungo il Cammino, questa molecola e tutti i suoi parenti (come lo Zio Voltaren in pomata che si trova in circolo anche lui nel mio organismo e sale benefico fino al polpaccio), scorrono a fiumi nelle vene di tutta la gente in cammino. Cacchio, se a Santiago ci fosse l’antidoping mi rimanderebbero a casa.

 

Qual è la causa delle tendinite? Lo zaino. Quando sono partito il mio zaino pesava  quasi 10Kg. (una macchina fotografica reflex con teleobiettivo, vi assicuro che pesa) Pesava 1.6 Kg. … da vuoto! Avrei potuto uniformarmi alla tribù dei Quechua prendendo uno zaino economico e più leggero, ma volevo che il mio vecchio zaino dopo la Jamaica, la Scozia, svariati giri per le dolomiti, Corsica e Sardegna provasse anche questa esperienza. L’ho odiato diverse volte lungo il cammino e nei momenti più psicotici ci ho parlato pure insieme e, cammina cammina, l’ho alleggerito di un paio di chili liberandomi di diverse cose tra cui due beautycase (mettendo il loro contenuto in un sacchetto di plastica per la spesa) e una maglietta; di una guida al Cammino che troppo mi vincolava alle tappe suggerite dagli autori, e del libro di Coelho.

Beh, dei pesi che mi portavo dentro e di cui mi sono liberato ve ne ho già parlato 😉 

La fine è sempre l’inizio

È vero, la ricerca della felicità è una lunga strada, ma (e lasciatemelo dire) credo di aver fatto qualche piccolo passo nella direzione giusta…anzi direi che ne ho fatti migliaia per arrivare fino a Santiago di Compostela 🙂
Da Leon a Santiago, attraverso la Castiglia, la Galizia e poi da San Jean a Roncisvalle in Navarra attraverso i Pirenei camminando per sentieri sterrati, boschi, mulattiere, vigneti, altipiani e montagne, sopportando vesciche e tendiniti e soprattutto, confrontandomi giorno dopo giorno, metro dopo metro, passo dopo passo con me stesso, i miei limiti, il mio passato, presente, futuro.

Sarà difficile nei prossimi post raccontare con fedeltà questo viaggio, un viaggio in cui la densità di pensieri ed emozioni per metro quadro è esorbitante e dove ti accorgi presto che non sono le risposte quelle che cerchi, ma fai un passo indietro e capisci che sono le domande che ti poni che sono sbagliate.

Comunque vada vado via, in questa notte taglio col coltello il buio tutto intorno, tanto so che quando torna il giorno sarà solo il ricordo di qualcosa che avrei avuto e che ho perso. 
Dovunque sono sono via e chiedo alle mie mani di fermare il battito del mio cuore perché il mio cervello non sopporta più il rumore che mi porta indietro al tempo in cui le ore mi passavano leggere e mi riperdo…

Non so quante volte nel mio iPod si è ripetuta questa canzone dei Tiromancino. Identificava perfettamente la mia voglia di fuggire da fantasmi che mi trovavo quotidianamente davanti agli occhi, la mia disillusione…il rimpianto di un tempo in cui mi sentivo felice o quanto meno, lo credevo. Mi sentivo derubato e ferito. Rileggendo i vecchi post, credo sia palese, e per chi mi è stato vicino in questi mesi era decisameeeente chiaro. Ora tutto questo non mi appartiene più. Finalmente lo sento.
Nel punto più alto del Cammino c’è una croce (Cruz de Hierro) dove vengono lasciati dei sassi che rappresentano ciò da cui ci si vuole liberare. Beh diciamo che io ho abbandonato un container di cose e mi sono sentito subito mooolto meglio!

…non era oro quello che brillava, non era eterno quello che restava, non era amore neanche quello che mi amava, eppure mi sembrava la sola cosa sicura che avevo, ma mi sveglio lentamente non può piovere per sempre, nessuno ti dice mai niente, infatti a me nessuno mi ha detto mai niente
(Muovo le ali di nuovo)

Da Casalpusterlengo a Santiago e ritorno tenendo sempre i piedi per terra (e non solo metaforicamente), perché la mia storia recente mi ha riportato con i piedi per terra, ma è solo da terra e dal basso che si può spiccare il volo ed ora mi sento pronto, pronto a ridare fiducia alle persone, perché tanta ne ho ricevuta dalle persone che ho incontrato in questo cammino.

Questo viaggio, il cui percorso è costellato da frecce gialle, conchiglie o pietre gialle e sembra un po’ la strada che conduce al Mago di Oz, è servito ad indicarmi una direzione. Affrontare questo viaggio mi è servito per trovare la forza di compiere il passo nella direzione giusta: tornare a casa ed iniziare il Mio vero e nuovo cammino.
Verso dove? Lo sapete, ve l’ho già ripetuto…non è importante la meta, ma è quello che ci sta in mezzo che conta…il viaggio e come lo si affronta. Ora sono un camminatore cacchio, sento che posso andare ovunque!

Ho voluto iniziare a raccontarvi questa esperienza a partire dal mio arrivo, d’ora in avanti un bel flashback e…Buen Camino a tutti!
G

PS: Per le foto dovete pazientare un po’, le sto sistemando e sto preparando una gallery apposita…le ho fatte anche per ErMO 😉

 

 

 

 

 

 

 

 

In cammino verso il Cammino

There’s a feeling I get
when I look to the West
and my spirit is crying for leaving*.

Manca un giorno alla mia partenza. Non vedo l’ora. Non vedo l’ora di salire sul treno e lasciarmi alle spalle tante cose. Prima di iniziare ogni viaggio provo sempre un po’ di ansia. Dormo poco o male alla notte, sono distratto, ma questa volta (stranamente) no. Non ho prenotazioni di aerei o alberghi a cui render conto. Quando mi sposterò userò le mie gambe, treni, autobus…niente aerei. Quando vorrò riposarmi e sarò stanco, dovrò semplicemente…fermarmi.
Andrò verso Ovest, perchè la strada porta sempre verso Ovest. Seguirò prevalentemente il percorso tracciato prima di me dai pellegrini lungo il Cammino di Santiago di Compostela, ma Santiago non sarà lamia meta finale. Il viaggio è la mia meta. Ho voglia di perdermi, ho voglia di smarrirmi. Si, ancora una volta ho voglia di perdermi, per ritrovarmi. Vivere di poco, ma soprattutto voglio vivere. Voglio immergermi in odori, suoni, profumi, storie ed immagini che, spero, una volta tornato possa essere in grado di raccontarvele attraverso questo blog.
E’ si, questo blog per un po’ di tempo andrà in ferie, ed anche se non affisserò sulla serranda abbassata la data di riapertura, credetemi…riaprirà 🙂

Yes, there are two paths you can go by,
but in the long run
there’s still time to change the road you’re on*.

Perchè. La domanda fondamentale è questa, che poi si divide in una raffica di quesiti secondari. Perchè Santiago? Perchè ora? Perchè da solo? Le risposte non sono certo facili. L’idea del cammino ce l’avevo in testa da anni, sepolta in un angolo e riportata alla luce lo scorso anno dal pellegrino ErMo che mi ha letteralmente spianato la strada. Inoltre, la mia pigrizia non mi aveva mai permesso di organizzarmi concretamente, in termini di date, percorsi, ed un minimo di preparazione.

Ora sono pronto. Un biglietto di sola andata, zaino, scarponi, macchina fotografica, una storia da raccontare ed un quaderno con delle pagine bianche che aspettano solo di essere sporcate.

A presto,
G

* Stairway to Heaven, Led Zeppelin