|Se esistono le parole per dirlo, è possibile|

Articoli con tag ‘Fotografia’

Diffidate dagli pseudoterapeuti

D: Con l’avvento del digitale abbiamo vissuto una dilagante diffusione di accessibilità alla produzione di immagini. Alcuni credono che questo abbia abbassato la qualità in generale della fotografia. Lei che ne pensa?

R: L’accessibilità non è il problema. Mi ricordo di quando, con l’arrivo delle macchine con l’esposimetro incorporato, e poi automatiche, molti si lamentavano che “ormai tutti potevano fare delle fotografie”. La fotografia è sempre stato un artigianato facile, accessibile. Ma anche nelle arti “difficili” i mediocri sono sempre stati la maggioranza. Non è l’accessibilità che fa la differenza. La differenza la fa la comprensione del mondo, la passione per quello che si ama o si odia, la capacità di raccontarlo, la capacità di inventare strumenti adeguati al tempo che stiamo vivendo. Altro che digitale.

Lo tengano in mente anche certi colleghi psicologi o pseudoterapeuti che dovrebbero mettere ogni tanto la testa fuori dal loro studio e smettere di ricondurre TUTTO a Sigmund Traumatizzatodalpadre Freud. Non potete continuare a vivere in un’epoca diversa da quella dei vostri paziente. Svegliatevi cazzo!

Puoi trovare la felicità

B. Rheims

B. Rheims

Se credete di trovare consigli in materia… skip this post!!! Restiamo in tema di fotografia.
Puoi trovare la felicità” è il titolo della mostra fotografica personale della (a mio avviso) migliore fotografa vivente, ovvero Bettina Rheims. Una mostra tutta al femminile, perchè proprio le donne sono i soggetti.
La Rheims, che la considero un po’ come la Fallaci della fotografia (classe 1952, ex giornalista ex fotoreporter da Shangai, ex fotografa ufficiale di Chirac) ha passato gli ultimi trent’anni della sua vita a fotografare donne, dalla spogliarellista alla diva del cinema, dalla studentessa alla top-model, mettendole in scena e facendo loro interpretare identità complesse che uniscono forza e debolezza, perfezione fisica e dettagli imperfetti della quotidianità.
Chiaramente, gli uomini ne sono esclusi, sono solo spettatori… ma non è forse quello che ci sollecita spesso fantasie inconscie e morbose?!?!

Beh, una mostra che va vista in ogni caso all’interno di quel contesto espositivo straordinario che è lo Spazio Forma (Centro Internazionale di Fotografia).

Fermare l’attimo

…niente a che vedere con il “carpe diem” di Orazio, o “l’attimo fuggente” di Peter Weir o “l’atomo fuggente” dell’Uomo Radioattivo dei Simpson 🙂
Con “fermare l’attimo” mi riferisco a quell’istinto che c’è, o quanto meno ci dovrebbe essere, in ogni appassionato di fotografia. Parlo di quel riflesso incondizionato che fa scattare prima l’occhio del fotografo e poi l’indice sull’otturatore, su un frammento di realtà… per farlo proprio… per sempre.
Mi riferisco a quell’attimo in cui riesci a catturare lo sguardo o l’espressione di un soggetto che rivela il suo mondo interiore; quando si gioca a dare una fisionomia nuova ad un volto giocando con le luci ed ombre naturali o quando aspetti che l’insetto che stai inquadrando ti offra il suo profilo migliore.
Da che cosa nasce questa riflessione?
Giovedì sera ho ripreso in mano tutto il mio archivio fotografico. Otto anni di foto. Centinaia e centinaia di foto stampate o in formato digitale, a colori o in bianco e nero; foto di volti (tanti), di paesaggi (pochi), di architetture urbane e graffiti. Le ho passate tutte in rassegna, in maniera cronologica (2000-2008), per trovare che cosa fosse cambiato in me e nel mio modo di vedere la realtà attraverso l’obiettivo. Avrei dovuto guardarle prima. Le foto di questo ultimo anno e mezzo le ho trovate assolutamente impersonali e anonime. Ho provato uno stato di malessere mentre le guardavo, e depersonalizzazione. Sono stato preso da un raptus distruttivo di strapparle, bruciarle, cancellarle dall’hard-disk. Poi però scorrere quelle fatte negli ultimi mesi e lungo il Cammino, mi hadato speranza, fiducia e sicurezza.
Posso ancora fermare l’attimo…e ripeterlo in eterno, come la vita e la morte di questa goccia d’acqua che ho cercato di fotografare.